Lucia di Lammermoor e la regia d’Argento

La Lucia espressa la sera del 28 febbraio 2015 (alla quale ha assistito chi scrive), da Natalia Roman è sorprendente. La cifra espressiva scaturita dalla voce e della presenza scenica della cantante moldava ha qualcosa di insuperabile. Le dinamiche musicali, timbriche, agogiche hanno rilevato, aldilà della proprietà d’una tecnica eccellente, una fascinosa movenza da attrice consumata, coadiuvata e sostenuta (immaginiamo) dalla regia di Dario Argento. Nella scena della pazzia si è raggiunto il sublime nella totale accondiscendenza ed amalgama tra solista e orchestra; flauto e voce, voce e flauto. Movenze irrazionali, accenni di danza («Ardon gl’incensi»), paura («Trema ogni fibra»), terrore(«Sorge il tremendo fantasma / e ne separa»), allucinazione («Alfin son tua. Alfin sei mio») hanno dato vita ad una esecuzione con forti chiaroscuri dinamici. Suoni velati (sapientemente attenuati: «Ah quella voce») che ripropongono con grande forza i momenti di angoscia appassionata, alternati a momenti nei quali il timbro cristallino purissimo della Roman porta allo spasimo un’ angoscia ormai degenerata nella pazzia. Esprimendo, con vigore, una tensione emotiva che non è mai venuta meno e, di conseguenza, coinvolgendo il pubblico che ha reagito con una ovazione intensa.

BelliniNews

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